Riflessioni sull'ultimo dibattito nella community di WordPress

Negli ultimi giorni si è "consumato" l'ennesimo acceso dibattito all'interno della community di WordPress, il tutto scatenato da un tweet di John Blackbourn il quale si chiedeva del perché la pagina del suo plugin presente su WordPress.org venisse penalizzata nella ricerca su Google in favore della stessa pagina presente invece su WordPress.com, puntando chiaramente l'attenzione sulla "clonazione" dell'intero repository dei plugin.

Il post di John Blackbourn, che per chi non lo sapesse è uno storico contributor del core di WordPress, ha chiaramente attirato l'attenzione di Matt Mullenweg, il quale, invece che rispondere alla vera domanda di John ha cercato inizialmente di girare la discussione su altri problemi minori.

Questo in qualche modo è stato il pretesto per iniziare una serie di polemiche, in alcuni casi andando su attacchi personali e rapidamente allontanarsi da quello che era il vero problema, o meglio domanda; come mai è stata clonata la directory di plugin invece che gestire il tutto con dei redirect?

Ammetto molto candidamente che in 13 anni di attività nel mondo WordPress e avendo pubblicato sia temi che plugin sul .org non mi ero mai reso conto della presenza di un clone sul .com, di conseguenza guardando la pagina del nostro plugin Grids mi sono venute alcune domande e sfruttando l'occasione ho chiesto spiegazioni a Matt, scoprendo per esempio che il numero di download/installazioni che l'autore di un plugin può vedere sul .org sono cumulative di .org + .com.

I veri problemi

La clonazione del repository secondo me non è il vero problema da affrontare, per quanto sia non proprio una mossa trasparente da parte di una società che fa dell'Open Source il suo "cavallo di battaglia", è pur sempre qualcosa di probabilmente permesso dal tipo di licenza adottata da parte di WordPress e di conseguenza di tutti i plugin che accettano di essere presenti sul .org.

Personalmente ho puntato il dito principalmente su alcuni problemi, ovvero:

  1. L'assenza di chiarezza dal punto di vista del tracciamento delle installazioni, perché no, millantare di regalare "milioni" di installazioni senza poi permettere all'autore di analizzarne i dati equivale a dire "ti pago in visibilità", che nel 2023 non si può più sentire.
  2. Il porting parziale dei dati, ovvero, il nome dell'autore è sì presente, ma viene rimosso il link al sito, di conseguenza è impossibile per l'utente capire chi abbia sviluppato il plugin in modo rapido
  3. "Vendere" in qualche modo come asset un plugin che è gratuito per definizione solo ad utenti paganti, perché sul .com è presente la dicitura "Free for business plan" sopra il link per scaricare il plugin

Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?

Cercando di trovare delle soluzioni a problemi che affliggono gli autori di prodotti sul .org da tempo si potrebbe operare in 2 direzioni:

  1. Rendere possibile la creazione di un file readme per il plugin che viene scaricato sul .com e uno sul .org, per permettere in questo modo all'autore di comunicare le funzionalità/presentazione in modo diverso, visto che l'audience è fondamentalmente diversa.
  2. Suddividere il dato di analytics sulla pagina del plugin mettendo in chiaro la provenienza dei download/installazioni, questo per permettere all'autore di affrontare eventualmente delle campagne di promozione in modo più preciso ed efficace.

Chiaramente è solo un punto di partenza e riguarda solo gli autori di plugin, non voglio certo dire che siano gli unici problemi da affrontare nella community.

La gestione della crisi

In definitiva quello che si può dire è che Matt non ha fatto niente per gestire in modo efficace una discussione delicata, che con il giusto tatto si poteva risolvere in un tweet. Ma per chi è nella community di WordPress da tempo questo non è niente di nuovo, quindi non c'è da stupirsi più di tanto, quello che invece ho trovato di cattivo gusto sono stati gli attacchi personali ad alcuni utenti e uno in particolare dove si è iniziato a disquisire sulla quantità di righe di codice scritte nel core da un utente, come se l'unico modo di contribuire a WordPress fosse solo ad appannaggio dei dev duri e puri.

Qui la mia riflessione in chiusura, la contribuzione al progetto WordPress non passa solo per il codice, sparate di questo tipo non fanno altro che alimentare il falso mito (per chi chiaramente non è necessariamente dentro la community di WordPress) che per contribuire a WordPress sia necessario essere sviluppatori e nel caso, a ben vedere nel 2022 l'azienda che ha contribuito maggiormente al core non è stata Automattic.

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